Autore: Giovanni Tagliabue
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ALCUNI PARERI
“Un testo esauriente che invita piacevolmente a riflettere su un argomento scientifico-politico di grande attualità.”
Umberto Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia, già Ministro della Sanità e senatore.
“Da non scienziato professionista, l’autore usa magistralmente
il metodo scientifico per analizzare il problema degli Ogm ed al tempo
stesso da filosofo curioso dell'animo umano accoglie ansie e paure
senza irriderle, ma cercando di convertirle in domande.”
Roberto Defez, dirigente dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse
del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Napoli
“L’autore ha riflettuto in abbondanza sull'acronimo innominabile
e sul suo significato e su questo argomento ne ha capito più
di diversi scienziati che non vedono che il re è nudo almeno
quanto quello della favola.
Spero che il libro venga letto in particolare da politici ed insegnanti
e poi, via via, da tutti quelli che si interessano sinceramente di
agricoltura, alimentazione e più in generale di cultura.”
Piero Morandini, biotecnologo agricolturale, docente di Fisiologia
vegetale all’Università di Milano
L'AUTORE
Giovanni Tagliabue, filosofo, ha interessi in antropologia, psicologia,
politologia, epistemologia.
È autore del Manifesto per la Democrazia Estesa e Rafforzata,
di prossima pubblicazione.
PUBBLICAZIONI COLLEGATE
PRESENTAZIONE - 4A DI COPERTINA
Per un intricato complesso di fattori psicologici e sociali, politici
ed economici, un vasto movimento di opinione, alimentato da robuste
forze di attivismo radicale, rifiuta i cosiddetti "organismi
geneticamente modificati", le applicazioni e i prodotti dal genoma
direttamente ritoccato: ma solo quelle "verdi", alimentari
e non.
Mentre lo pseudo-concetto non è neanche circoscrivibile scientificamente, gli oppositori dell'agroindustria insistono nell'attaccarlo, come simbolo di un riprovevole sfruttamento della natura per meri fini di potere e profitto: tale lotta socio-politica, in sé legittima e a volte persino doverosa, ma diretta a un bersaglio sbagliato, fomenta dubbi e paure su pretesi effetti negativi de "gli OGM" per l'ambiente e la salute. Invece, gli scienziati raccomandano - troppo spesso inascoltati, in particolare dai politici - di controllare con attenzione e cautela le singole nuove varietà vegetali, indipendentemente dai modi in cui vengono ottenute ("OGM" e non!). Nel frattempo, molti cittadini e consumatori, disorientati e disinformati, sentono un indistinto disagio per "gli OGM": sentimento alimentato ad arte da chi ha interessi ideologici ed economici nel perpetuarsi del nefasto equivoco.
Il libro spiega questo tabù contemporaneo e propone di accettarne come legittime le motivazioni etiche o para-filosofiche, sebbene siano illogiche e non scientifiche. Ma chi vuole praticare l'avversione per "gli OGM" non deve più pretendere che le sue idiosincrasie siano legge per tutti, smettendo di imporre freni illiberali all'uso ben regolato di certe novità biotecnologiche, alla ricerca pubblica e alle sue ricadute filantropiche!
Abbandonando la lotta controproducente contro un falso obiettivo, i moltissimi ecologisti non anti-tecnologici dovrebbero concentrare le loro forze sulla protezione della biodiversità e sul riorientamento dell'economia in un'ottica di sostenibilità.
INDICE DEL VOLUME
Avvertenze
Premessa
SFONDO TEORICO
* Tutti, ma proprio tutti!
* Selezione naturale e selezione artificiale
* Aree e tipi di biotecnologie
* Ci avviciniamo al problema
* Due parole introduttive sull'agricoltura
* Lo scopo di questo dialogo
SCIENZA E LOGICA
* Scienziati divisi? Consenso non è unanimità
- Solo i risultati contano
* "OGM" vegetali e salute umana
- Pericoli? Non si può dirlo in generale...
- ...perché dipende dai casi, "OGM" e non
- Paragoni sbalestrati
- Resistenza agli antibiotici
- Patate, patate, patate
- Mais e topini
* Pseudo-logica bislacca
- Borgesiana
- Un'importante sottigliezza
* Spartiacque evanescente
NATURA
* O Natura, Natura…
- Il linguaggio universale
- Fragole e pesci
- Preoccupazioni etiche sprecate
- Ma ne abbiamo bisogno? (Perplessità principesche)
- Organicità problematica
- "OGM" "biologici"?!
- Messico e frottole
- Coesistenza e "contaminazione"
- Erbacce e pesti, l'eterna lotta
* L'ippopotamo della biodiversità danneggiata
- Distruzione di ambienti naturali
- Specie invasive
- Inquinamento
REGOLAMENTAZIONE
* Da base irragionevole e anti-scientifica, normative squinternate
- Timori ai primordi
- Effetto Isaia
- Qualche esempio paradossale
- Sostanziale equivalenza, concetto da sorpassare
- Precauzione: applicarla, non esasperarla
- Precauzionismo e "OGM": la pseudo-categoria ispira stramberie
surreali
* Diversi panorami normativi nel mondo
- USA: come iniziare bene e proseguire male
- Canadesi con cervello
- Neo-lysenkoismo europeo
- Protezionismo a mosaico nell'UE
- Obiettività scientifica batte iper-precauzionismo pretestuoso
- Domanda insensata, risposta impossibile
- Schizofrenia salutistica nel Vecchio continente
- Ulteriore porcheriola europea
- Assurdità internazionali
- Il Codex Alimentarius e i cibi DNA-ricombinati
- Convenzione sulla biodiversità: promesse dalle biotecnologie,
sospetti su "gli OGM"
- Protocollo di Cartagena: pregiudizio basilare, effetto controproducente
- Movimenti trasfrontalieri di "OGM": danni e risarcimenti!
(Ma quando mai?)
* Una necessaria rivoluzione legislativa
PSICOLOGIA E SOCIETÀ
* Perché il no a "gli OGM"?
- Totem e tabù
- Strategia machiavelliano-leninista
- Mutagenesi negletta
- Un "non-anti-OGM" di sinistra!
* Il Terzo mondo come luogo di contesa
- Sementi suicide
- India infelice
- Riso amaro
* Errori di prospettiva degli eco-attivisti
- Cavalli di Troia e fortezze vuote
- La zappa sui piedi, propri e altrui
- Perimetri non sovrapponibili
- L'ambientalista dimezzato; anzi, peggio, l'eco-bifronte
- Invito alla parziale apostasia
* In difesa del cittadino-consumatore
- Ignoranza legittima e razionale
- Sondaggi male impostati e riscontri altalenanti
- Misinformazione colpevole
- Sgonfiare l'abnorme percezione del rischio
- Etichettare "gli OGM"?
ECONOMIA E POLITICA
* "It's the economy, stupid!"
- Menzogne interessate
- Trattati come utili idioti
- Soldi
- "Gli OGM" sono un successo?
* Dalla scienza alla politica
- Liberi "OGM" in libero mercato (ben regolato)
- Agribusiness da domare: già Adamo lo sapeva…
- Libero commercio e pericoli sanitario-ambientali
- Mucche e ormoni
- Valutazione dei rischi e politica economica: vietato confondere
i piani
* La questione dei brevetti agricolturali
- Contratti capestro?
- Pubblico è bello, ovvero Linux in campi e orti
* A mo' di conclusione: abolire l'acronimo!
APPENDICI
* Definizioni: vegetali agroalimentari artificialmente manipolati
- Tentativi malriusciti
* Micro-dialoghetto patatesco
* L'Italia e "gli OGM"
- Vandalismo legalizzato
* Epistemologia claudicante
- Bibliografia
- Indice dei soggetti e dei nomi
INTRODUZIONE
"Gli OGM" sono un solido nulla: un errore categoriale, un
falso concetto, una cisti intellettuale e politica perniciosa e persistente;
vi si accatastano, illogicamente e disordinatamente, quasi tutti i
prodotti delle biotecnologie agricolturali che derivino da certe tecniche
di intervento mirato sui genomi (ricombinazione del DNA). "Gli
OGM" sono oggetto di inesausta propaganda che li proclama, così
ammucchiati, portatori di rischi per la salute e l'ambiente che deriverebbero
da un intrinseco, indefinito, inesistente comun denominatore; ma analoghe
varietà di ortaggi o cereali o legumi o frutti, ottenute con
simili metodiche (ad esempio colture in vitro o mutagenesi indotta)
sono stranamente indenni alla condanna, come lo sono tutti i prodotti
biotecnologici nei campi farmacologico o industriale e alcuni ingredienti
alimentari, anche quelli dal genoma direttamente ritoccato. Né
i feroci critici distinguono tra le svariatissime caratteristiche
ottenute, una miriade di tratti diversi (ad esempio resistenza a insetti,
immunità a virus, tolleranza a erbicidi, incremento dei nutrienti,
capacità di prosperare con meno acqua, rese aumentate, sapore
migliore), molti dei quali pure possono spesso essere generati senza
pizzicare direttamente i genomi: per cui questi vegetali migliorati,
legalisticamente parlando, non sono "OGM". Perché
una lista eterogenea di cultivar è selettivamente quanto arbitrariamente
bersagliata? Perché gli oppositori fanno di tutte le erbe "OGM"
un solo fascio "OGM" e demonizzano instancabilmente e aggressivamente
il tutto? Perché inveire contro uno spauracchio che neanche
si riesce a inquadrare?
Non viene giustificato con buoni argomenti: quelli di solito addotti
sono invalidi. "Gli OGM" in quanto tali non minacciano la
biodiversità, perché le monocolture estensive, che distruggono
gli ambienti selvatici, sono un fenomeno che non dipende per niente
dal fatto che le piante siano DNA-ricombinate o meno. Viceversa, queste
tecniche possono essere amiche della biodiversità: in molte
aree del mondo, basterebbe un aiutino ai genomi di varie colture tipiche
e locali per salvarle dall'estinzione, che incombe a causa di pesti
diventate insensibili ai metodi tradizionali di lotta. Neanche lo
sviluppo di resistenza ai pesticidi o agli erbicidi riguarda solo
"gli OGM", perché è sempre esistito, è
un fenomeno biologico-ecologico eterno: la coevoluzione competitiva.
L'unico motivo di perplessità che abbia una parvenza di senso
è il timore che una parte degli "OGM", quelli ottenuti
da transgenesi, cioè da trasferimento di piccole sequenze di
DNA tra specie lontane, sia una illecita violazione dell'ordine naturale:
ma il disagio appare infondato quando si comprende che il codice genetico
è un linguaggio universale, che il genoma di microrganismi
e piante e animali è composto dagli stessi "mattoncini",
che tutti gli esseri viventi condividono molti geni.
Gli interventi di manipolazione degli organismi datano dall'inizio
delle civiltà: coltivatori e allevatori hanno sempre modificato,
fino ad alcuni decenni fa senza esserne coscienti, i genomi di piante
e animali che essi incrociavano e trasceglievano alla ricerca delle
caratteristiche desiderate, in senso utilitaristico o estetico. Durante
il Novecento, ai tradizionali risultati di ibridazioni e selezioni
puramente empiriche si sono aggiunte efficaci tecniche di laboratorio,
i cui prodotti - soprattutto vegetali - sono stati accolti con grande
favore dagli operatori economici e dalla gente: numerosissime nuove
varietà hanno arricchito i campi e le industrie e le tavole,
con profitto per i produttori e beneficio per i consumatori. Sebbene
anche i primi "OGM" commerciali fossero visti con favore,
è poi nato in molte nazioni un movimento di cervellotica quanto
dogmatica opposizione.
Sono così quasi ovunque caduti nel vuoto i reiterati appelli
degli scienziati a stabilire normative che impongano di valutare i
risultati di qualsiasi intervento biotecnologico ("OGM"
e non) individualmente, caso per caso: l'impatto ambientale, i rischi
salutistici, il rapporto costi-benefici vanno stabiliti a posteriori
e per ogni singolo prodotto, non a priori e in relazione al processo,
alla metodologia utilizzata. Genetisti, agronomi, ecologi, biologi
non raccomandano che i controlli siano blandi: abbiamo molti esempi
di esperimenti falliti (sia "OGM" che non), in cui si sono
generati effetti collaterali (ad esempio allergenicità o tossicità),
per cui queste cultivar, semplicemente, sono state abbandonate. Ripetiamo:
anche le biotecnologie tradizionali possono generare vegetali malriusciti,
ma gli insuccessi non dipendono dall'uno o l'altro metodo utilizzato;
vanno scartati i singoli risultati insoddisfacenti, non le tecniche.
La pluralizzazione è sbagliata: se accertiamo che un fungo
è tossico, li proibiremo tutti? Essere "anti-OGM"
significa cadere in questa trappola semantica; essere "pro-OGM"
significa dichiararsi a favore di colture DNA-ricombinanti ben controllate:
ma è un'espressione da evitarsi, una scorciatoia verbale equivocabile
e fuorviante.
Seguendo gli umori di un pubblico troppo spesso misinformato, sia
per colpa di molti attivisti dal paraocchi che di troppi mass media
acritici, i legislatori nazionali e internazionali hanno costruito
regole raffazzonate e bizzarre: prodotti pressoché identici
sono immuni da controlli se ritenuti "tradizionali" (comprese
tecniche di laboratorio raffinatissime) o invece oberati di analisi
ridondanti, burocrazia inutile, costi abnormi, se sono invece classificati
"OGM", utilizzando tentativi di definizione contorti e incoerenti
di un oggetto che non esiste. La normativa, quasi ovunque irragionevole,
antiscientifica e decisamente squinternata, pone intralci inutili
e fa seri danni alla ricerca scientifica, al progresso agricolturale,
all'ambiente, all'economia, alla società tutta - soprattutto
nei paesi meno sviluppati; si tratta di un proibizionismo illecito,
a cui sono spesso sottesi inconfessabili intenti di protezionismo
economico: invece, la libertà di impresa va garantita, in un
ambito di libero mercato ben regolato, in cui "gli OGM"
adeguatamente testati siano tranquillamente disponibili per la produzione
e il consumo, proprio come tutti gli altri prodotti agricolturali.
Qualsiasi forma di dirigismo statalista, oltre che antieconomica,
è antidemocratica.
Coloro che credono di combattere l'agrindustria - lotta socio-politica
legittima - demonizzando alcuni particolari prodotti, ingiustificatamente
e confusamente conglomerati in uno pseudo-contenitore, mirano a un
bersaglio sbagliato, sono vittime di un abbaglio, perché l'area
coperta da "gli OGM" non coincide con quella su cui si avventano
gli oppositori: mentre l'ostracismo alle colture DNA-ricombinate non
ha effetto sui ricavi delle grandi aziende produttrici, i cui clienti
sono gli agricoltori che, immuni alla propaganda, acquistano le valide
sementi "OGM" in enormi quantità (ciò accade,
ove è consentito, anche e soprattutto in paesi in via di sviluppo),
l'anatema bislacco favorisce altri capitalisti, i tradizionali produttori
di pesticidi più nocivi ed erbicidi più aggressivi;
viceversa, l'ostilità sconsiderata intralcia gli "OGM"
di natura pubblico-filantropica, il che va soprattutto a danno dei
poveri, laddove a essi si proibiscono alcune valide biotecnologie
agricolturali e i relativi benefici, piccoli o grandi che siano. Intanto,
i commercianti di cibi "organici" incoraggiano le fisime
"anti-OGM" e traggono vantaggi economici dall'azione degli
agit-prop, strumentalizzandoli, sfruttandoli come utili idioti.
Gli eco-attivisti che siano in buona fede, constatando l'errore di
prospettiva, cancellando l'incoerenza controproducente, abbandonando
l'assalto al mulino a vento "OGM" e concentrando i loro
sforzi sulla parte sana del loro impegno (lotta all'inquinamento e
alle energie fossili, sostegno alle rinnovabili, protezione della
biodiversità), vedrebbero i loro valori inverati, non traditi.
Comunque, coloro che vedono una negatività intrinseca nei prodotti
che chiamano "OGM" - un autentico tabù contemporaneo
- sono liberi di evitarli: basta che non si voglia più imporre
a tutti questo orientamento. In diverse culture, filosofie, visioni
del mondo esistono prescrizioni su cibi da aborrire, comportamenti
da seguire, credenze da abbracciare o rifiutare: la modernità
è tollerante verso svariati punti di vista. Chi desideri esaltare
o demonizzare delle differenze che per altri non sono differenze può
farlo, ma volere che ciò sia legge è illiberale, dispotico,
fascistoide: sia a livello morale che nel campo politico-economico,
è illecito prescrivere all'intera società dei punti
di vista legittimi, ma non universali.
MATERIALE AGGIUNTIVO
- Elenchi di vegetali agroalimentari mal riusciti